di Daniel Carnabuci
Dal 1890 fino al 1895 i coniugi Cacciola con l’intento di realizzare un ampio parco attinente al palazzo di famiglia iniziarono ad acquistare diversi lotti di terreno al disotto del Teatro Greco Romano di Taormina.
Il parco si sarebbe esteso per oltre 10 ettari dal attuale giardino del hotel Timeo e del palazzo Cacciola includendo l’intero ripiano noto come Bagnoli Croci fin giù al mare nella frazione di Villagonia.
L’ideazione del parco fu della Mis Florence Trevelyan Trevelyan in Cacciola alla quale si deve la pianta del giardino ornamentale dell’attuale parco del hotel Timeo e della villa comunale che erano un’unica unità divisa da una strada comunale e collegata mediante un sottopassaggio non più esistente.
Sui terreni di Bagnoli Croci sussistevano dei diritti e delle servitù: per il passaggio; per l’uso dei palmenti e dell’aia presenti; dell’acqua. Inoltre vi era una via pubblica, probabilmente denominata vico “Coculita” che si dipartiva dall’attuale entrata centrale del parco Trevelyan passando in mezzo a quello che oggi è la torretta dei caduti e la casa del custode e giungeva in sentiero fino a quello che fu il bar mille luci da cui si dipartiva una scalinata, ripida e defilata, ben mimetizzata con l’ambiente che giungeva fino al mare di Villagonia.
Il primo tratto di scala risulta realizzato con blocchi squadrati di origine greco romana probabilmente recuperati in loco e derivanti da un basamento di un edificio, la restante parte risulta realizzata con pietra locale, oggi questa si ferma al di sopra di una cresta e non è più transitabile. Fino agli anni ’50 del secolo scorso veniva utilizzata dai locali che la chiama “costi da vidda” per giungere in fretta alla sottostante frazione passando di lato ad una fabbrica per la trasformazione degli agrumi.
Realizzata forse per scopi militari detta scalinata fu in uso da coloro che prima degli acquisti terrieri della Dama inglese giungevano ai propri fondi ed dai pescatori del borgo.
Una seconda via, in parte ancora esistente e che sta per essere restaurata, corrisponde al viottolo che si diparte dalla piazzetta la dove era posta l’icona sacra di miss Hill e giungeva anch’esso fino a mare.
Una terza via ,quella della Madonna delle Grazie, che partiva dalla porta di Agonia giungeva a valle superando il compluvio , passando davanti il castello dei De Spuches/De Martino, che fu demolito per costruirvi l’attuale stazione ferroviaria, per congiungersi con la via Crocifisso e quindi con la Consolare Valeria.
Tali vie sono rappresentate in una mappa militare del 1823 molto dettagliata mentre in maniera meno dettagliata le stesse appaiono in mappe militari del 1700 dove vengono segnati anche una serie di edifici a cascata lungo il vico “Coculita” che conducevano a quello che era l’originario borgo di Agonia dove sorgeva un piccolo abitato ed una chiesa dedicata alla “Madonna di Porto Salvo”. Annesso al borgo vi era con molta probabilità un porto rilegato alle attività di pesca, artigianali ed industriali fin dai tempi dei greci o/e romani.
Di tale porto non rimane tracci materiale, si ipotizza che questo con molta probabilità era posto in un ansa costiera oggi inglobata da una struttura ricettiva fra la statale 114 e la linea ferroviaria.
Nella realizzazione borboniche dei due assi viari (1830-1866), l’intera costa Sud della Paese, che dalle descrizioni storiche era una costa frastagliata con costoni a strapiombo sul mare il cui transito era garantito da un sentiero. dal’ Capo Taormina fino a Villagonia, fu interamente rimodellata, gli sbancamenti furono realizzati con l’uso massiccio di mine al fine di predisporre la linea stradale e ferroviaria ed il traforo della linea ferrata, il materiale di risulta in parte sarà stato utilizzato per dei riempimenti ma in gran parte fu riversato nella sottostante costa modificando in maniera significativa il litorale e la profondità della costa ed interrando eventuali reperti storici.
Inoltre la linea ferrata prevedette un lungo muro, in parte ancora presente, a protezione della stessa dai flutti del mare modificando ulteriormente la linea di costa.